Il trio mamma-papà-bambino e l'effetto matrioska
Una madre nasce contemporaneamente a suo figlio.
Non riesco a considerare nessuna necessità nell’infanzia tanto forte
come la necessità di protezione del padre. (Sigmund Freud)
La vita umana nasce da una relazione e nella relazione si sviluppa. Mi spiego meglio. La prima relazione che dà la vita è quella che nasce dall'incontro amoroso tra un maschio e una femmina. Da questa relazione viene generato un embrione (che diventerà un feto). Il feto si relazionerà, a sua volta, con il corpo materno il quale lo nutrirà e ne consentirà la crescita. Questa fusionalità simbiotica passa, quindi, da due corpi che si fondono nell'atto amoroso, a due corpi che si fondono completamente nell'atto pro-creato[1]. Se non ci fosse stato l'incontro tra uomo e donna nulla sarebbe partito. E' per questo motivo che la vita umana nasce da una relazione (uomo-donna) e nella relazione (mamma-feto) si sviluppa. Il padre fa, quindi, parte del progetto creativo più elevato dell'essere umano. Ne è l'artefice tanto quanto la donna solo che, spesso, lo si dimentica per dare maggior importanza al ruolo femminile che deve contenere e portare con sé il frutto dell'amore per 9 mesi. Se ci fate caso, è molto più comune sentire gente che chiede alla donna come sta vivendo la gravidanza e se si sente pronta a diventare mamma piuttosto che rivolgere le stesse domande al futuro padre. Non stupisce, infatti, che alcuni uomini si sentano bistrattati o esclusi da questo progetto sia durante che dopo la gravidanza.
Il padre ha, quindi, un ruolo strategico fondamentale. E' un vero e proprio contenitore della donna e, di conseguenza, del bambino. Esattamente come in una matrioska, il padre è la corazza esterna che contiene, senza però comprimere, la compagna e il figlio che porta in grembo.
Esattamente come in una matrioska, il padre è la corazza esterna che contiene, senza però comprimere, la compagna e il figlio che porta in grembo.
E' una matrioska a tre strati e il ruolo del padre è quello di custode e protettore di fronte al mondo intero. Egli protegge la donna dal mondo della ragione, da quel mondo reale e oggettivo dal quale lei si è staccata per regredire e dare spazio ad un'emotività che la rende inevitabilmente vulnerabile. Il suo baricentro emotivo e affettivo è il suo tallone d'Achille perché, durante i 9 mesi di gestazioni e anche nel post parto, la donna è in grado di annullarsi per dare spazio alle esigenze del proprio bambino. Esattamente come gli organi interni fanno spazio alla crescita e ai bisogni del feto, anche a livello mentale la donna è pronta ad annullare o posticipare le proprie esigenze per essere una "madre sufficientemente buona", come la definisce Winnicott.
Una volta che il bambino nasce, la matrioska si apre, come una conchiglia e il padre assume un ulteriore ruolo strategico per lo sviluppo del bambino. Non è più soltanto un contenitore protettivo che fa da tramite con il mondo esterno, ma è un iniziatore della vita extrauterina. Non si parla più di matrioska allora perché, sia il bambino che la madre, si devono aprire al mondo e sicuramente una matrioska chiusa non lo consentirebbe. Il padre deve, in questo senso, aprire la matrioska per far sì che ogni statuina della matrioska diventi un'entità unica e indipendente. In questo modo madre e bambino devono affrontare la realtà e devono iniziare ad uscire da una fase duale esclusiva e simbiotica per relazionarsi con il mondo. E il primo con il quale entreranno in contatto sarà proprio il padre che rappresenta l'elemento che darà il via a relazioni non più duali ma triangolari. La prima triade è proprio quella che si viene ad instaurare tra il padre che subentra nella relazione madre-bambino e ne cambia completamente le dinamiche, come è giusto che sia. Infatti, è proprio grazie all'instaurarsi di questa relazione triadica che il bambino si separerà lentamente dalla madre per individuare se stesso come entità "separata", unica e indipendente. Solo in questo modo si registrerà un sano sviluppo psichico del bambino e il rapporto con il padre è fondamentale perché ciò avvenga. Infatti, la teoria psicoanalitica sostiene l'importanza di entrambi i codici, quello materno e quello paterno, affinché lo sviluppo del bambino sia sano ed equilibrato.
Un materiale statistico e clinico ormai consolidato dimostra che senza la figura paterna (o con un padre inconsapevole delle sue funzioni), i figli hanno difficoltà sia nel crescere, psicologicamente e affettivamente, che nel contare su un'identità saldamente stabilita. (Risé, 2006)
E', quindi, fondamentale che il padre aiuti il processo di separazione-individuazione del bambino e lo supporti nella perdita delle sue certezze onnipotenti e narcisistiche per accettare la fallibilità del mondo esterno alla madre. Allo stesso modo, il padre aiuterà la compagna ad essere prima di tutto donna e, come conseguenza, anche madre. Infatti, è la donna che è divenuta madre e le due entità possono coesistere senza che si privi del suo essere donna per poter svolgere il ruolo di madre.
Il padre, però, non deve essere concepito come un intruso pericoloso all'interno della diade e, per far sì che ciò non avvenga, deve essere la madre ad accettare per prima la sua presenza. La donna deve per prima accettare il ruolo del padre e introdurlo all'interno della diade come elemento estraneo ma, allo stesso tempo, fondamentale per lo sviluppo sano del bambino. In questo modo, il bambino perderà la sua onnipotenza e il suo narcisismo (io sono) per fare posto al "noi" della triade, al "noi siamo una famiglia".
Questo inserimento è la prima ferita che il padre provoca nel bambino, come sostiene Risé (2005a). Una ferita importantissima perché sarà il primo insegnamento del padre al bambino di come è il mondo esterno. Nella realtà non è tutto idilliaco, rassicurante, amorevole e sicuro (come con la mamma) ma ci sono anche ferite, fallimenti e sofferenza e il bambino deve cadere dal paradiso terrestre per affrontare il mondo per quello che è.
Il processo di separazione-individuazione inizia intorno ai 4-5 mesi del bambino per concludersi intorno ai 30-36 mesi. Questo processo è caratterizzato da due importanti passaggi:
Separazione: il bambino si scopre separato dall'altro, ossia scopre di essere un'entità separata dalla madre con la quale, fino a quel momento, viveva una relazione simbiotica. Perché ciò avvenga il bambino deve accettare la separazione e tutto il portato di sofferenza e frustrazione che si porta dietro. E' il bambino che metaforicamente esce dal giardino dell'Eden per fare ingresso nel mondo reale.
Individuazione: il bambino scopre i suoi confini psicodinamici, confini che delineano il suo sé da ciò che non è sé e che fa parte del mondo esterno. L'individuazione della sua identità scissa dal mondo esterno implicano che il bambino abbandoni l'onnipotenza e l'egocentrismo per raggiungere, come sostiene Piaget (1969), le dimensioni di consapevolezza e socialità.
[1] Ho volutamente messo un trattino tra la parola pro e la parola creato (anche se non andrebbe messo) per sottolineare la formazione di questa parola così intensa e magica, motivo per cui mi riferisco alla gravidanza e al parto come l'atto creativo per eccellenza.
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