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Immagine del redattoreLaura Pirotta

Come vivere bene la gravidanza?

Tempo stimato di lettura: 2min, 59 sec. (696 parole)

Da buona milanese che si rispetti sono sempre stata abituata a correre di qua e di là, tra mille impegni e mille opportunità che la città di Milano ti offre. Mai un momento vuoto. Tutto è sempre stato scandito da “qualcosa”, sia che fossero impegni lavorativi, sia che fossero impegni personali e mondani. Credo di non essermi mai dedicata a quel “dolce far niente” che, più che dolce, mi sembrava talmente amaro da farmi sentire sprofondata dentro la morsa del vuoto assoluto.


Tutto è cambiato quando sono rimasta incinta. Non i primi mesi perché, fortunatamente, la mia gravidanza è stata talmente bella e priva di grossi sintomi fastidiosi, che facevo quasi tutto ciò che facevo prima. Tutto è cambiato intorno alla fine del 6° mese, inizio del 7°. Iniziato il terzo trimestre di gravidanza il mio corpo ha alzato la bandierina e mi ha chiesto di rallentare un po’. Immaginatevi una velocista costretta a dover fare i 100 metri camminando… metafora che veicola perfettamente lo stato d’animo dei miei ultimi 3 mesi. Laura, rallenta. Il mio corpo era chiaro, imperativo nel suo desiderio al punto che, ogni tanto, lanciava segnali fisici particolarmente eloquenti di questo desiderio di dare un freno a quella vita “accelerata” che era parte di me, del mio DNA, della mia città.


E così ho rallentato, ho dovuto farlo, ho dovuto imparare a camminare invece che correre. Al principio è stata un’esperienza traumatica, mi sentivo in difficoltà, come se fossi deprivata della mia energia accelerata. Ma presto le cose sono cambiate. Mi sono ritrovata per la prima volta a stare a casa nel weekend, invece che riempire la mia agenda tra spesa, shopping, palestra, cena con gli amici, dopocena. Mi sono ritrovata a godermi i silenzi della casa senza accendere la radio o la televisione. Mi sono ritrovata a dire “no mi spiace, non ce la faccio, devo dare delle priorità”.


Data la mia indole riflessiva e il mio percorso di studi, mi sono domandata più volte il motivo per cui ci fosse questo rallentamento. Non tanto un motivo fisico, che è facilmente comprensibile vista la fatica di portare in grembo una piccola creaturina e avere, di conseguenza, qualche chilo in più rispetto al normale. Io, in realtà, mi interrogavo sul motivo psicologico.


La mia domanda è stata esaudita quando un giorno mi sono imbattuta in questa frase di Frederick Leboyer, noto per aver introdotto il metodo della nascita dolce, senza violenza, che rispetta i tempi e le esigenze del bambino. Riporto qui di seguito il pensiero di Leboyer:


Il nostro tempo ed il tempo del neonato sono pressoché inconciliabili. Il secondo è di una lentezza prossima all’immobilità. Il primo, il nostro, è di un’agitazione prossima alla frenesia. Del resto noi non siamo mai «lì». Siamo sempre altrove. Nel passato, nei nostri ricordi. Nel futuro, nei nostri progetti. Siamo sempre prima e dopo. «Adesso», mai. Per poter incontrare il neonato occorre uscire dal nostro tempo, che corre furiosamente.


Ecco spiegato ciò che stava facendo il mio corpo insieme alla mia mente. Mi stava assestando, piano piano, al ritmo di un neonato, un ritmo inconciliabile con lo stile di vita che facevo prima. Ho rallentato imparando a camminare, assaporando momento dopo momento l’attimo presente. In gravidanza non c’è passato e non c’è futuro, c’è solo il “qui e ora”, quel momento presente che ti fa vivere giorno dopo giorno i traguardi che ti portano alla fatidica quarantesima settimana.

In gravidanza non c’è passato e non c’è futuro, c’è solo il “qui e ora”, quel momento presente che ti fa vivere giorno dopo giorno i traguardi che ti portano alla fatidica quarantesima settimana. Non c’è passato perché tutto è concentrato su cosa senti e vivi nel momento presente. Presente a te stessa, nei sinto


mi e nei segnali che il tuo corpo ti regala. Non c’è futuro perché l’energia della progettualità viene tutta incanalata nella creatività del presente, nel dare forma al piccolo esserino a cui dai vita.


Rallentare ci consente di vivere e godere con pienezza il progetto creativo più alto e importante della nostra vita. E camminando mi ha permesso di vedere delle sfumature che, quando correvo, non riuscivo a vedere!

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