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  • Immagine del redattoreLaura Pirotta

Aiuto! Mio figlio sta cambiando! Ecco come affrontare i cambiamenti del tuo bambino

Quando si pensa ad un bambino, si pensa ad un soggetto che sta crescendo, che si sta sviluppando, che sta cambiando. Spesso e sovente, al termine "cambiamento", noi adulti, diamo una connotazione negativa perché, passare dalla zona di comfort ad una zona ignota o poco conosciuta, fa paura e può essere un percorso non privo di ostacoli. In realtà, il cambiamento è un processo inevitabile nella nostra vita e non avviene solo ed esclusivamente quando si è piccoli. In ogni momento noi cambiamo, ci evolviamo e scopriamo di essere diversi rispetto a mesi prima o anni prima. Insomma, il cambiamento è un processo di crescita incredibilmente importante per un essere umano. Il motto "Chi si ferma è perduto" è assolutamente vero tanto che, quando Freud parlava di "fissazione[1]" si riferiva ad una patologia, non di certo ad un normale e tipico processo di evoluzione. Anzi, semmai in quel caso, come nel caso della "regressione", si dovrebbe parlare di involuzione, piuttosto che di evoluzione.


Il cambiamento deve, quindi, essere visto come un processo naturale e fondamentale nello sviluppo dell'individuo e, in modo particolare, del bambino. Noi genitori dobbiamo essere in grado di supportare questo cambiamento, questa trasformazione che va da un ipotetico livello A ad un ipotetico livello B per consentire al bambino di diventare adulto. Prendiamo metaforicamente questo passaggio da A a B.


Vi propongo i miei 3 punti fondamentali per poter aiutare il bambino nel suo processo di cambiamento:


YES I CAN[2]: Prima di tutto il bambino deve poter percorrere questo tragitto da solo con le proprie forze e risorse. Nessuno lo può prendere in braccio e accompagnare verso la meta. E' un percorso che deve fare da solo, con le proprie gambe. Solo in questo modo potremo aiutarlo nel miglioramento della sua autostima e stimolarlo nel raggiungimento di altri obiettivi ancora più ambiziosi. Se il bambino non viene lasciato libero di evolversi e cambiare da solo può pensare di non avere le forze per poterlo fare, oppure che non spetta a lui avere potere sulla propria vita. Nulla di più sbagliato. Ciò non vuol dire che il genitore debba essere assente o poco partecipe, anzi. Sapete chi è lo sherpa tibetano? Lo sherpa tibetano è un esperto dei luoghi e delle montagne del Tibet che accompagna verso la vetta chi non conosce quei posti e quelle montagne. Noi adulti dovremmo proprio essere come degli sherpa tibetani. Gli sherpa non prendono in braccio il visitatore e lo portano su in cima, né tantomeno salgono da soli sulla vetta e telefonano al visitatore, rimasto giù, per dirgli come si sta là sopra. Il tragitto lo compie lo stesso visitatore per la prima volta, senza conoscere dove deve andare né dove mettere i piedi. E' proprio lo sherpa che lo agevola e lo indirizza. Nessuno, però, potrà garantire che, nonostante gli aiuti e i suggerimenti dello sherpa, il visitatore non cada. Magari si rialzerà subito oppure si farà un po' male ma, di sicuro, avrà appreso qualcosa per il prosieguo del tragitto.


YES I CAN WHEN I CAN[3]: Assodato che il bambino deve procedere da solo nel suo cammino di crescita e cambiamento, c'è, però, un altro aspetto che va tenuto in considerazione. Le sue risorse e potenzialità. Può anche succedere che il bambino si senta libero e pronto di poter passare da A a B ma non possieda i requisiti per farlo. Facciamo un esempio concreto per capirci. Il bambino per poter imparare a camminare deve possedere diversi requisiti senza i quali non riuscirà ad alzarsi, prendere l'equilibrio giusto e muovere i primi passi. Alcuni di questi requisiti sono puramente fisici e non hanno nulla a che vedere con pigrizia, volontà o altre cose del genere che, spesso, si sentono dire. Innanzitutto i muscoli delle gambe e dei piedi devono essere sufficientemente forti per poter sostenere il peso di tutto il corpo. Avete presente i piedini di un bimbo di 9-12 mesi? Sembrano i piedini dell'omino Michelin, tutti cicciottelli e paffuti. Secondo voi, con quei piedini burrosi e senza incavo, riuscirà a camminare il bambino? Decisamente no. Avrà bisogno, piano piano e con vari tentativi, di sviluppare e rafforzare la muscolatura di piedi e gambe. Solo quando sarà pronto riuscirà a stare in piedi e fare i primi passi per poi camminare spedito.


REL-AZIONE: finora abbiamo detto che il bambino si deve assumere la responsabilità di attore principale nella propria crescita e nei propri progressi. Abbiamo anche detto che i genitori devono, però, accompagnare il bambino nel lungo cammino di crescita indirizzandolo nel percorso e mostrando la strada migliore. Infatti, il cambiamento avviene, nella maggior parte dei casi, all'interno delle relazioni che rappresentano per il bambino un terreno rigoglioso di spunti e di stimoli per poter procedere nel proprio cammino. Primo stimolo tra tutti è il cosiddetto "modellamento" ossia la capacità che il bambino ha di imitare e, successivamente, fare propri comportamenti e azioni di chi lo circonda. Il genitore, implicitamente o esplicitamente, rappresenta un esempio tangibile per il bambino, un modello di riferimento che è dato per assodato e che, fino all'adolescenza, difficilmente verrà messo in dubbio. Questo porta il genitore ad avere un'enorme responsabilità perché le sue azioni possono diventare le azioni apprese del bambino che prenderà per buoni gli insegnamenti impartiti.


Attenzione però, perché il cambiamento in realtà non dipende mai da fattori esterni! Le relazioni che il bambino vive e sperimenta potranno influenzarlo ma non saranno mai i fattori esterni a generare il cambiamento. E' necessario che avvenga un processo di cambiamento interno al bambino per poter far partire il tutto. E' come se arrivassero degli stimoli al cambiamento dall'esterno e il bambino li ricevesse ed elaborasse. Questi stimoli, però, genereranno il cambiamento solo ed esclusivamente se il bambino è pronto per farlo, accetta l'evoluzione e attiva gli ingranaggi. Se il bambino non fosse pronto ad accogliere gli stimoli dell'educatore, il cambiamento non potrebbe avere luogo. Ad esempio, se insegnassimo ad un bambino di un anno a scrivere, è probabile che non sia pronto per il cambiamento in quanto gli mancheranno le abilità necessarie e, quindi, per quanti sforzi possiamo fare, difficilmente imparerà a scrivere.

Come potete notare, i tre punti che abbiamo toccato poco fa (YES I CAN, YES I CAN WHEN I CAN, REL-AZIONE) si intrecciano insieme per formare un macropunto che può suonare in questo modo:

Il bambino è l'attore protagonista dei propri cambiamenti che partono dentro di sé, solo e soltanto, quando è pronto per il cambiamento.

[1] La fissazione è lo stallo di una pulsione che non riesce ad essere scaricata. [2] Si, io posso [3] Si, io posso quando ne avrò le risorse

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