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Immagine del redattoreLaura Pirotta

Obesità: significato psicosomatico

L’obesità è una condizione patologica caratterizzata da un accumulo eccessivo di massa grassa, rispetto alla massa magra, sia a livello di quantità assoluta, sia a livello di distribuzione nelle diverse parti del corpo. Il sovrappeso viene valutato applicando una precisa formula matematica che consente di calcolare l’indice di massa corporea che determina se il livello di accumulo adiposo rientra nei parametri di soggetti considerati “in salute” o costituisce un fattore di rischio. L’indice di massa corporea BMI (Body Mass Index) si calcola applicando la seguente formula:


BMI = peso / (altezza in centimetri)2


e si assume il risultato di 25 come l’inizio dell’area del sovrappeso, con inseverimento della condizione al crescere del numero.

L’accumulo eccessivo di grasso parla sempre di uno squilibrio tra energia introdotta (in termini di apporto calorico) ed energia utilizzata, ma può anche essere favorito da disturbi organici, o disturbi psichici come bulimia ansia e depressione.


La lettura psicosomatica dell’obesità deve andare al cuore del significato simbolico dell’adipe e della sua principale funzione di riserva energetica a lungo termine che costituisce una risposta adattiva alla necessità di sopravvivenza in periodi di scarsità di risorse. Questa dinamica è evidente negli animali che accumulano grasso per affrontare lunghe rotte migratoria o periodi di letargo. È interessante anche comprendere la composizione caratteristica del tessuto adiposo che, essendo riserva energetica, non è tessuto inerte ma è, al contrario, un tessuto che “lavora” e tende a liberare sostanze pro-infiammatorie. In psicosomatica quando si rileva un processo infiammatorio si fa attenzione ai possibili eventi conflittuali collegati al sintomo. L’obesità potrebbe quindi parlare della necessità di accumulare qualcosa ritenuto di vitale importanza, che al tempo stesso crea un conflitto.


L’accumulo di adipe svolge anche una funzione “protettiva” che, da un lato coibenta il soggetto dalla dispersione di calore, e dall’altra attutisce gli urti della vita sia materiali che psichici.

Ma c’è un altro aspetto ancora da considerare nella lettura simbolica dell’obesità che ha a che fare con la “forma”: il corpo obeso subisce una femminilizzazione nel maschio (crescita del seno e della pancia) e riduce l’avvenenza del corpo femminile. La marcata differenza tra corpo maschile e corpo femminile si perde nell’obesità. Il fisico esce così dai canoni della forma, della norma e degli standard.


L’analisi psicosomatica pone l’attenzione su due aspetti del processo collegato all’obesità. Il primo è la stagnazione derivante dall’utilizzo non ottimale dei lipidi che bruciano poco e male e finiscono per accumularsi. Questa tendenza parla di una vita non vissuta appieno, con poco entusiasmo e passione, e senza una motivazione forte che vada ad attingere alla riserva energetica accumulata. Il secondo è l’apporto eccessivo di cibo che ci parla di un vuoto da colmare come metafora di un qualcosa che il soggetto ha imparato a decodificare come “fame”, andando così ad eccedere nell’apporto calorico in modo sproporzionato rispetto al reale fabbisogno alimentare. Quando il soggetto avverte un disagio, che può essere anche un malessere emotivo, lo decodifica come “fame”, quindi mangia. Ma trattandosi di una specie di cortocircuito tra segnali, quello che viene decodificato come “fame” è in realtà un bisogno di altra natura, impossibile da appagare tramite il cibo. Questa dinamica ci porta anche a osservare la familiarità che si riscontra nell’obesità, che solo in minima parte riguarda la componente genetica. Più spesso si tratta di una trasmissione di cultura e di abitudini familiari che creano le condizioni perché si inneschi questo fenomeno di sostituzione: se alla richiesta di “amore”, la risposta era “cibo”, se alla richiesta di “attenzione”, la risposta era “cibo”, se alla richiesta di “consolazione”, la risposta era “cibo”, col tempo si stabilisce una forma di associazionismo per cui la richiesta, ad esempio, di amore si traduce automaticamente in richiesta di cibo. Ma non essendo il cibo la risposta alla domanda reale (se chiedo amore, sarò soddisfatto solo quando avrò amore) rimane sostanzialmente insoddisfazione e, di conseguenza, una fame insaziabile.


Oltre a questa dinamica spesso si nota che l’accumulo di adipe risponde alla necessità di proteggersi, di mettere una barriera tra il soggetto e il mondo circostante, soprattutto nei confronti dell’altro sesso da cui si cerca di prendere le distanze. Questa sorta di “isolante” sottopelle, che avvolge e protegge, denota un aspetto difensivo anche nei confronti dell’introspezione, che è invece la via maestra per capire qual è la metafora che il soggetto ha imparato ad associare al cibo e alla fame, ed elaborarla in modo da sostituire il cibo compensatorio con la realizzazione di sé.


Se soffri di obesità, non dimenticare di preoccuparti anche delle emozioni e del tuo benessere psicologico, tenendo in considerazione l’eventualità di effettuare un percorso psicologico per meglio gestire la problematica e accelerarne il processo di guarigione.


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